Il viaggio di andata
Devo dire che l’India non è mai stata in cima ai miei pensieri come destinazione per un viaggio e probabilmente sono anche ricambiato. Pur essendo arrivato in aeroporto circa 3 ore prima della partenza sono stato vittima di overbooking: il risultato è stato quello di cambiare volo facendo un primo volo su Bombay e un altro (5 ore dopo) su New Delhi; al posto di arrivare alle 11 di sera sono arrivato alle 6 del mattino dopo, però fino a Bombay mi hanno fatto viaggiare in business. E’ davvero comodo e ho scoperto che sugli aerei possono fare il caffé espresso e non la classica brodaglia del caffé americano.
L’Hotel
Semplicemente spettacolare, ultralusso. Considerando poi la povertà che si vede qui è davvero uno schiaffo a milioni di persone. Il mio era lo Shangri-la.
L’ambiente di lavoro
Come previsto la difficoltà maggiore è stato l’inglese: alcuni lo parlano con un accento talmente forte da renderlo incomprensibile, altri invece lo parlano bene. Alla fine dei 10 giorni però ce la si fa.
La cosa che saltà più all’occhio però è l’approssimazione con cui viene fatto il lavoro. Non nel senso che lavorano male (anzi sono bravissimi), ma nel senso che con gli orari diventavo pazzo: c’era una riunione ad un’ora prefissata e arrivavano mezz’ora o un’ora dopo. Un giorno mi hanno chiesto di aspettare due minuti e ho aspettato 3 ore. E’ veramente devastante per chi è abituato alla mentalità occidentale. Fortunatemente i miei colleghi che sono qui da 2 mesi mi avevano già avvertito.
La differenze con noi non si limitano a questo, ma anche a comportamenti più semplici. Ad esempio durante il corso che ho tenuto notavo che quando chiedevo se era tutto chiaro vedere che muovevano orizzontalmente la testa. E’ chiaro quindi che non capivano. E invece no! Per gli indiani è il modo di dire sì, avevano quindi capito tutto. Si può immaginare quindi le mie perplessità quando succedeva.
La città
Bisogna distinguere. New Delhi è una cosa, Old Delhi un’altra.
La prima è una megalopoli con tutto quello che ne consegue. La cosa più impressionante è il traffico congestionato; non pensate a Milano o Roma, moltiplicate per 10 la congestione massima che potete pensare e ci siamo. Il clackson è suonato ininterrottamente da tutti, anche senza motivo: mi è capitato che fossi in taxi e che il taxista suonasse anche se davanti non c’era nessuno, prababilmente è talmente forte l’abitudine che è ormai un riflesso incondizionato. Per darvi un’idea del rumore dico solo che il mio ufficio era al 16° piano e si sentiva benissimo con le finestre chiuse.
C’è molto verde e in giro ci sono tantissimi animali: le vacche di sicuro, ma anche scimmie, pappagalli e scoiattoli che scendono dagli alberi.
In giro si vedono molte scene particolari che ad un occidentali fanno specie: persone che digeriscono in pubblico, che urinano, i marciapiedi sono pieni di attività… intendo proprio attività commerciali, ci sono ciabattini, fabbri, barbieri, baracchini che cucinano e vendono cibo, persone che mangiano. Il tutto contribuisce chiaramente a creare una certa aria maleodorante.
Old Delhi è la parte vecchia della città e quindi quella più povera. Ci sono stato domenica e mi ci ha portato un risciò tipico di questa città. Entrarci è stato davvero impressionante. Almeno per me. Eravamo su una strada larga non più di 4 metri e c’erano migliaia di persone ammassate in questa strada di fango su cui si affacciavano case e negozi. Negozi anche di cibo, sia cotto che crudo. Vi lascio immaginare le condizioni igieniche. In un negozio c’erano diverse ceste piene di teste di capre appena decapitate con il sangue che colava. A fianco altre ceste con la capre completamente scuoiate, complete di teschio. Gli animali li uccidiamo anche qui per mangiare, ma non è uno spettacolo pubblico all’aperto e in mezzo ad una strada piena di fango.
Migliaia di persone attorno e io unico uccidentale. Un po’ di paura l’ho provata, ma in effetti non sono mai stato in pericolo e nessuno mi si è avvicinato. Non mi sento di invitare tutti ad andare da soli, ma pericoli non ne ho corsi.
I posti che ho visitato
L’unico giorno che ho avuto a disposizione per visitare la città è stato domenica. Ho affittato un taxi per tutto il giorno per 800 rupie (circa 15.50 euro); mi hanno detto che se trattavo potevo scendere fino a 600, ma non me la sono sentita.
I posti che ho visto sono stati:
Sono dei monumenti spettacolari e la maggior parte appartiene al periodo precedente la dominazione inglese. Anzi, a detta loro, su alcuni palazzi c’erano dei diamanti incastonati sui muri e gli inglesi se li sono portati via.
I più impressionanti sono stati la tomba di Safdarjung e di Humayun e la Jama Masjid che è la più grande moschea dell’India. La guida vi porta vedere anche delle reliquie di Maometto; in particolare un pelo della barba del profeta e sua l’impronta sul marmo diventato morbido al suo passaggio. Quest’ultima visita è quella che ho compiuto in risciò e passare per Old Delhi è davvero istruttivo.
Conclusioni
Ho detto che non ero entusiasta di andare in India perché è lontano da me come mondo e come cultura, in realtà ho trovato un paese differente e difficile da comprendere, ma sostanzialmente si è rivelato essere un’esperienza positiva e la consiglierei a chiunque voglia rendersi conto che il mondo non è solo quello occidentale o quello arabo: esiste infatto un altro mondo ( e forse altri ancora come Cina e Giappone) che vale la pena di essere visto.